San Sergio di Radonez

San Sergio di Radonez, patrono della Russia e della casa madre della Comunità dei figli di Dio

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA LITURGICA

La Liturgia delle Ore si celebra secondo lo schema delle FESTE, prendendo le parti specifiche dal Comune dei Santi: religiosi. L’orazione propria del giorno è la seguente:           

Preghiamo. O Dio, che hai dato a san Sergio di Radonez la grazia di seguire Cristo povero e umile, concedi anche a noi di vivere pienamente la nostra vocazione battesimale, per giungere alla perfetta carità che ci hai proposto nel tuo Figlio. Egli è Dio, e vive... Amen.

 

Come seconda lettura dell’Ufficio delle letture proponiamo un brano dalla Vita di san Sergio, di Epifanio il Saggio:

 “Un giorno il beato padre Sergio stava pregando, come era suo bisogno, davanti all’immagine della Madre del Nostro Signore Gesù Cristo. Avendo cantato il Magnificat della Beata Vergine, si sedette per riposare un poco, dicendo al suo discepolo Mika: «Figliuolo, sii calmo e coraggioso, perché stanno per succedere cose meravigliose e terribili».

Nell’istante si udì una voce: «La Beata Vergine viene». Udendo ciò, il santo si affrettò a uscire dalla sua cella nel corridoio. Un abbagliante splendore brillò al di sopra del santo, più lucente del sole, ed egli vide la Beta Vergine coi due apostoli Pietro e Giovanni, in una gloria ineffabile. Incapace di sopportare così risplendete visione, il santo cadde a terra.

La Beata Vergine, toccando il santo con la mano, disse: «Non aver paura, o mio eletto, sono venuta a trovarti. Le tue preghiere per i discepoli, per i quali tu preghi, e per il monastero sono state esaudite. Non turbarti; da ora in avanti esso fiorirà, non soltanto durante il tempo della tua vita, ma quando tu sarai dal Signore io sarò col tuo monastero, supplendo largamente ai tuoi bisogni con la mia protezione».

Detto questo svanì. Il santo, in estasi, rimase tremante di timore e meraviglia. Ritornando adagio adagio ai sensi, vide il suo discepolo preso dal terrore, steso sul pavimento, finché si alzò, si gettò ai piedi dello starez dicendo: «Ditemi, padre, per l’amor di Dio, quale meravigliosa visione fu questa, poiché il mio spirito quasi sciolse i suoi legami con la carne a motivo di essa”. Il Santo era così colmo di estasi che la sua faccia era infuocata e inoltre era incapace di rispondere se non poche parole: “Aspetta un poco, figliuolo, perché anch’io sono tremante di terrore e meraviglia».

Continuarono in silenziosa adorazione finché finalmente il santo disse al suo discepolo: «Figliuolo, fai venir qui Isacco e Simone». Quando questi due vennero, raccontò loro tutto quello che era successo, come egli vide la Beata Vergine con gli Apostoli e quale meravigliosa promessa gli era stata fatta. Udendo ciò il loro cuore si riempì di indescrivibile gioia e tutti cantarono il Magnificat e glorificarono Dio.

         Tutta la notte il santo meditò su questa ineffabile visione.

OGGI SIAMO INVITATI A PREGARE COL CANTICO DI SAN SERGIO

 

ALCUNI EVENTI DELLA STORIA DEL SANTO

All'età di sette anni, il giovane Bartolomeo (prese il nome di Sergio alla tonsura monastica) fu mandato a scuola. Nonostante avesse difficoltà di apprendimento, il suo animo era attratto dallo studio; Bartolomeo pregava Dio di aprire la sua mente, e di consentirgli l'accesso al sapere.
Un giorno, vagando alla ricerca di alcuni cavalli fuggiti nei campi, al giovane apparve un vecchio monaco, raccolto in preghiera sotto un alto albero.

Il ragazzo si avvicinò al monaco e parlò a lui del suo voto e della sua speranza. Dopo avere ascoltato con partecipazione, il monaco recitò una preghiera per il giovane, affinché la sua mente fosse illuminata. Trasse poi una particola di Pane Eucaristico e con esso benedì il ragazzo, dicendo: "Prendi, e mangiane, questo ti è dato come segno della grazia di Dio, e come aiuto nella comprensione delle Scritture". E Bartolomeo ricevette la grazia dell'apprendimento e fu in grado di imparare, leggere e memorizzare con facilità.
L'esperienza con il monaco fece crescere in Bartolomeo il desiderio di servire Dio; il giovane desiderava trascorrere la vita nell'isolamento e nella preghiera, ma questa vocazione fu per qualche tempo frenata dall'amore per la propria famiglia.
Bartolomeo era buon carattere e di indole ascetica: umile e gentile, non si irritava mai; si cibava do pane ed acqua, astenendosi da ogni cibo e bevanda nei giorni di digiuno. Dopo la morte dei genitori, Bartolomeo rinunziò all'eredità in favore del fratello minore Pietro, e assieme al fratello Stefano si insediò in una foresta selvaggia e isolata a circa 10 chilometri da Radonez, nei pressi del fiume Konchora. I fratelli costruirono una casetta in legno ed una cappella, che fu dedicata alla Santa Trinità e consacrata da un sacerdote inviato dal Metropolita Feognost'. Fu la fondazione della famosa Lavra della Trinità.
Stefano lasciò presto il fratello per diventare igumeno del monastero Bogojavlenskij di Mosca: Bartolomeo, diventato Sergio dopo la tonsura monastica, restò solo nella foresta. La vita non fu facile, tra le tentazioni, e in mezzo a branchi di lupi ed orsi. Un giorno l'anacoreta nutrì un grande orso ponendo un pezzo di pane sul ceppo di un albero. L'orso ne mangiò, e da quel momento si affezionò al venerabile Sergio, e visse nei pressi del suo rifugio.

Nonostante i tentativi di Sergio di vivere nell'isolamento, il suo stile di vita e di preghiera attrasse molti monaci, che vollero porsi sotto la sua direzione spirituale. Insistevano nel chiedere a Sergio di accettare gli Ordini sacri e di diventare loro igumeno. Dopo tanta insistenza, nel 1354 accetto, con le parole: "preferirei di gran lunga obbedire piuttosto che comandare, ma temendo il giudizio di Dio mi pongo interamente nelle sue mani".
Il neo-fondato monastero era privo di beni e di ogni mezzo di sostentamento. I paramenti erano molto modesti, i Sacri vasi intagliati nel legno, e torce di legno venivano bruciate al posto delle candele, ma la comunità era devota e zelante. Attratti dalla fama di santità e pietà della comunità di Sergio, molti contadini e artigiani si stabilirono nei pressi del monastero. Ciò portò anche allo stesso monastero qualche vantaggio e maggiore sostentamento. Ciò consentì di distribuire elemosine e di praticare l'ospitalità ai viandanti e ai bisognosi.
San Sergio fu un modello di ascetismo e di umiltà. La sua fama giunse a Costantinopoli, e il Patriarca Filoteo gli inviò la propria benedizione e approvò il sistema di vita cenobitica inaugurato da Sergio. Il Metropolita Alessio di Mosca era molto attaccato a Sergio, e si avvaleva di lui per ricomporre le controversie tra principi e governanti. Volle anche designarlo come proprio successore, ma Sergio rifiutò sempre questa offerta. Un giorno volle premiare Sergio con la Croce d'oro, ma Sergio rifiutò l'onorificenza dicendo: "sin dalla mia gioventù ho rifiutato di decorarmi con oro, e ancora di più ora, in età avanzata, desidero restare povero".
Il Monastero della Trinità fu casa madre di molte altre fondazioni. Prima della morte di San Sergio, si potevano già contare tra queste i seguenti monasteri:
Kirzhachski (nei pressi del fiume Kirzhack nella regione di Vladimir), Golutvin (a Kolomna), Simon (a Moscow), Visotski (nei pressi di Serpukhov), Boris e Gleb (nei pressi di Rostov), Dubenski, Pokrovski (a Borovsk), Avraamiev (a Chukhloma).
Sergio morì all'età di 78 anni, nel 1392. Il suo corpo fu rinvenuto incorrotto e profumato dopo alcuni decenni dalla inumazione.

 

 

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